Come si arriva alla presenza del gioco nelle arti marziali? Strumento educativo, esercizio preparatorio, fuga dalla realtà, rappresen tazione simbolica, scarico dell’eccesso di energia accumulata nel bambino, strumento per sviluppare il senso sociale: dall’Ottocento a oggi, al gioco sono state accreditate diverse funzioni.
Nell’educazione fisi ca l’imitazione è un elemento molto stimolante, proprio perché suscita forti emozioni. In un’atmosfera di ricca di emotività, infatti, il bambino ha modo di esercitare le doti che si è cercato di sviluppare in lui fin dai giochi più elementari. Attraverso la competizione governata da precise regole, il fanciullo si abitua a rispettare i diritti e i sentimenti degli altri, e a giocare secondo regole stabilite; in sintesi, al vivere sociale.
Oltre all’aspetto sociale, il gioco è importante anche come occasione di crescita psicologica. Il gioco è una finzione della realtà:giocare significa fingere, cioè minimizzare il rischio della vita. Una caricatura di vita, una simulazione di esperienza. E in questa dimensione del gioco si includono anche il disegno, la scrittura, la musica, la rappresentazione teatrale, lo sport. Con alcune magiche combinazioni tra le varia attività: su queste pagine abbiamo già letto alcuni brevi testi composti dai nostri giovani atleti. In futuro potremo vedere i loro disegni, o chissà quale altra espressione del loro genio. Quando l’educazione fisica sa stimolare anche la fantasia del bambino, portandolo a vivere situazioni sempre nuove attraverso un uso “esplorativo” del proprio corpo e della propria mente, siamo al massimo risultato.
Quanto a espressione della fantasia,poi, le arti marziali sono tra le più indicate. Nell’esercizio di karate – che sia tecnica fondamentale, combattimento o kata – si concretizzano i sogni di vittoria dell’eroe di mille imprese. I miti del nostro piccolo atleta, le sue fantastiche battaglie contro pirati e banditi trovano un centro di rappresentazione, più realistico di quanto si pensi, nell’amico che ha di fronte, e che deve cercare di vincere. Unica differenza dalle sue fantasie – ecco l’educazione – non dovrà procurargli alcun danno.
L’organizzazione del gioco nel karate tende poi a entusiasmare la classe, senza valorizzare il principio della superiorità dell’uno sull’altro, ma sviluppando uno spirito imitati vo che porti tutti a un buon livello di abilità. Altra funzione centrale del gioco: la semplificazione. È realmente educativo solo ciò che si apprende con piacere. Il gioco trasforma l’impossibile in possibile, il difficile in facile, il facile in piacevole e divertente. Solo le attività facili, piacevoli e divertenti diventeranno parte della vita a della persona adulta e le serviranno sempre; quelle difficili, per cui dovrà ogni volta sforzarsi e vincere un’opposizione interiore, le resteranno estranee, e col tempo perderà la capacità di eseguirle. Ciò non significa che sia da evitare tutto ciò che è difficile: al contrario, la forzadi volontà, l’immaginazione, il desiderio di superare l’ostacolo mirano proprio ad allargare i confini del possibile, così che alla fine ogni azione sia eseguita con disinvoltura e piacere.
Giocare, per il bambino è una necessità, fisica e psichica: ne accresce le motivazioni e le capacità motorie, e ne influenza in modo positivo lo sviluppo.